Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Némirovsky Irčne
Titolo: Come le mosche d'autunno
Editore: Adelphi 2007
La nostalgia del freddo e della neve della sua terra porteranno alla morte la vecchia Tatiana Ivanovna, fedele domestica della nobile famiglia russa dei Karin, costretta a lasciare ricchezze e patria in seguito alla Rivoluzione bolscevica, e riparata fortunosamente a Parigi, dove vive grazie ai diamanti che Tatiana si è cucita nella gonna riuscendo a scampare agli eccidi. La vita degli emigrati ci viene descritta con una straordinaria vena poetica, e tutto il racconto fa pensare ai grandi narratori russi ma anche al piccolo capolavoro di Flaubert, Un cuore semplice. La vita dei domestici che si sacrificano per i loro padroni, tema così caro alla narrativa verista di fine 800, trova in questo bel testo della Nèmirovsky un epilogo suggestivo. I personaggi di contorno sono ben costruiti, ma la vecchia nutrice, i suoi ricordi, i suoi sentimenti, la impossibilità di confrontarsi con i cambiamenti operati dalla storia sui suoi amati padroni restano protagonisti assoluti del breve racconto.

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